Il Ddl Zan Tra Ideologia E Ostruzionismo

Si accende sempre di più il dibattito sul Ddl Zan, che ieri, martedì 13 luglio, dopo mesi di ostruzionismo, è approdato in aula al Senato della Repubblica dove, come è noto, gli equilibri sono sempre molto diversi rispetto all’altro ramo del Parlamento.

La seduta del Senato è stata sospesa ed è stata convocata la Conferenza dei Capigruppo, per cercare di definire un eventuale dialogo sul Ddl come richiesto dal relatore, il leghista Andrea Ostellari. Senza intese, il rischio è quello del rinvio della discussione e del ritorno in Commissione Giustizia, come richiesto da Lega e Fratelli d’Italia. Intanto, tra i sostenitori, c’è preoccupazione per l’assenza di 11 senatori del M5S.

Soprattutto, si sta scatenando una caccia all’uomo o al partito che potrebbe far mancare la maggioranza nel caso in cui non si dovesse trovare un compromesso con un consenso più ampio, che eviti di affossare completamente una norma che tutelerebbe tanti ragazzi/e, uomini e donne.

La tensione in queste ore è alle stelle e sorgono tanti dubbi: chi ha lottato per la calendarizzazione della legge senza modifiche, è sicuro di avere la maggioranza? Siamo sicuri del fatto che all’interno dei partiti della “maggioranza” che ha approvato il Ddl alla Camera, non ci sia qualcuno che si defili in nome di qualche cavillo presente nel Regolamento del Senato (voto segreto per esempio)? Eppure sono 6/7 i voti che potrebbero spostare gli equilibri. E se gli oppositori presentassero decine e decine di emendamenti? E per ultimo, i sostenitori del Ddl Zan sono davvero disposti a sacrificare tutto in nome di un’ideologia?

Cos’è il Ddl Zan

Quello che porta il nome del deputato del Partito Democratico, Alessandro Zan, è un disegno di legge dal titolo Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Il testo prevede 10 articoli e ha come obiettivo principale quello di intervenire sul reato di “Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa”, già presente nella Legge Mancino del 1993, andando ad estendere il reato per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità.

I punti di scontro riguardano principalmente il concetto di identità di genere e la libertà di espressione che, secondo il Centrodestra, potrebbe venire meno.

La “maggioranza”

Cerchiamo di capire su che numeri pensa di poter contare chi vuole andare al muro contro muro senza nessun tipo di mediazione.

«Calendarizzato il Ddl Zan. Quindi vuol dire che #iVotiCiSono. Allora, in trasparenza e assumendosi ognuno le sue responsabilità, andiamo avanti e approviamolo». Queste sono le parole scritte su Twitter dal Segretario del PD Enrico Letta che, appoggiato da molti suoi parlamentari, sembra rivolgersi con atteggiamento di sfida a Matteo Renzi e Italia Viva. Tuttavia, ci sono tre aspetti significativi da ricordare:

  • Il voto sulla calendarizzazione mette in mostra una maggioranza molto risicata.
  • Matteo Renzi, viste le leggi firmate da Presidente del Consiglio, non ricorda molto una figura contraria ai diritti della comunità LGBTQ+.
  • Al contrario, qualcuno anche più a sinistra si è detto dubbioso sul testo così com’è, e, tra l’altro, bisogna ricordare come sulle unioni civili siano mancati i voti del M5S, che ora all’apparenza sembra compatto sul “Sì” al Ddl Zan.

La speranza è, quindi, che non si faccia di una legge di questa portata uno strumento di scontro più personale che politico.

I tentativi di mediazione

Quello che sembra essere il più propenso a voler trovare una mediazione condivisa da una più ampia maggioranza per riuscire sicuramente a portare a casa la legge è il Sottosegretario al Ministero dell’Interno, Ivan Scalfarotto, primo firmatario di un Disegno di legge del 2013, tra l’altro firmato anche dallo stesso Alessandro Zan. Risulta dunque strano come oggi, invece, lo stesso Zan parli del Ddl Scalfarotto come di un compromesso al ribasso.

Ciò che probabilmente ed effettivamente riuscirebbe a mettere d’accordo più forze politiche su questa mediazione, sarebbe l’eliminazione del concetto di identità di genere, presente nel Disegno di Legge Zan (“l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione“) che è molto divisiva trasversalmente, non solo tra i banchi del Centrodestra ma anche del Centrosinistra. Questo, secondo Scalfarotto, non sarebbe un vero compromesso al ribasso, perché comunque verrebbero tutelati con il Ddl sia i diritti di persone aventi un orientamento sessuale diverso dall’eterosessualità che di persone transgender.

Quello che verrebbe a mancare, inoltre, sarebbe l’obbligatorietà per le scuole di organizzare, nella giornata del 17 maggio, una giornata di sensibilizzazione contro l’omofobia e la transfobia, dal momento che il Ddl Scalfarotto ribadisce “la piena autonomia scolastica”.

Questi i punti controversi, su cui viene proposta la mediazione. Ora rimane da domandarsi se effettivamente valga la pena rischiare di bloccare tutto pur di non scendere a compromessi con una parte importante (in termini di numeri) del Parlamento oppure accettare un po’ di pragmatismo per avere tutele importanti per tante persone che aspettano da anni serenità e giustizia.

In queste ore vedremo l’evolversi della situazione, che potrebbe riservarci molte sorprese.

About the Author


Francesco Palermo

Nato a Soveria Mannelli nel 2000, è appassionato di politica italiana ed è profondamente europeista. Attualmente frequenta il corso di laurea triennale in Economia presso l’Università della Calabria, dove è anche impegnato nella rappresentanza studentesca. È amante della musica e della letteratura. View more articles. 

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