Politica Estera in Pillole è la nuova rubrica settimanale di The Political Corner. Pensata per funzionare come una newsletter, la rubrica è curata da due autrici specializzate nelle relazioni internazionali che, ogni venerdì, presenteranno e analizzeranno i principali eventi di politica estera. Buona lettura!
Nord America — Europa — Sud America — Africa — Medio Oriente — Asia-Pacifico
15 gennaio – 22 gennaio 2021
NORD AMERICA
Biden presidente: il multilateralismo ritorna alla Casa Bianca – 20 gennaio

In una Washington blindata e di fronte a soli 1000 spettatori dal vivo, dopo il giuramento da presidente Joe Biden ha promesso al popolo statunitense di proteggere la nazione, la democrazia e la verità. È dunque evidente la rottura con Trump, responsabile della divulgazione di diverse fake news, nonché secondo molti vero istigatore del recente assalto a Capitol Hill, simbolo della democrazia statunitense. La spaccatura è stata poi concretizzata con i 17 ordini esecutivi firmati da Biden appena insediatosi nella Casa Bianca, volti a ristabilire il multilateralismo e la cooperazione degli USA nello scenario internazionale. Tra le misure promosse dal presidente il rientro nell’OMS e nell’Accordo di Parigi, nonché lo stop al cosiddetto Travel Ban per sei Paesi a maggioranza musulmana.
Le politiche migratorie di Biden secondo il presidente del Messico Lopez Obrador – 20 gennaio
Il presidente del Messico Andres Manuel Lopez Obrador ha espresso particolare interesse verso le future politiche migratorie del nuovo presidente Biden, già deciso a bloccare la costruzione del muro con il Messico promosso da Trump. Lopez Obrador ha infatti avanzato la possibilità del riconoscimento della doppia nazionalità per i migranti messicani, da affiancare con politiche di supporto alle aree più povere dell’America centrale e del sud del Messico.

EUROPA
Germania: Congresso della CDU elegge nuovo leader – 16 gennaio

Armin Laschet, attuale Ministro Presidente della Renania Settentrionale-Vestfalia, è il nuovo leader della CDU (Unione Cristiano-Democratica della Germania), partito della Cancelliera tedesca Angela Merkel. Candidati alla Presidenza della CDU anche Friedrich Merz, ex Presidente del gruppo parlamentare CDU-CSU nel Bundestag, e Norbert Röttgen, attuale Presidente del Comitato Affari Esteri del Bundestag. Dopo l’annuncio di Angela Merkel di non volersi candidare alla Cancelleria alle prossime elezioni, che si svolgeranno nel mese di settembre p.v., Laschet è la figura più probabile per la nomina. Tuttavia, il popolare leader della CSU, partito gemello della CDU che opera esclusivamente in Baviera, Markus Söder, potrebbe costituire una valida alternativa.
Olanda: il governo si dimette in blocco – 15 gennaio
Il governo olandese guidato da Mark Rutte si è dimesso, in seguito allo scoppio di uno scandalo legato agli assegni statali di sostegno all’infanzia. Un’inchiesta parlamentare aveva infatti rivelato come le autorità fiscali olandesi avessero accusato molte famiglie, per lo più a basso reddito e/o di origine straniera, di frode, costringendole ad indebitarsi pur di restituire i sussidi. Rutte, assieme al suo esecutivo, si è assunto la “responsabilità politica” dello scandalo, reso ancora più drammatico dopo l’ammissione da parte delle istituzioni fiscali di aver selezionato la maggior parte delle famiglie sulla base di profilazione razziale. Rutte, tuttavia, sembra essere intenzionato a ricandidarsi alle prossime elezioni, previste per il 17 marzo.

Mosca: l’oppositore di Putin Aleksej Naval’nyj arrestato – 17 gennaio

Tornato in Russia dalla Germania dopo il tentato avvelenamento dello scorso agosto, l’oppositore russo Aleksej Naval’nyj è stato arrestato all’aeroporto di Mosca Šeremet’evo. Le basi per l’arresto consisterebbero nella presunta violazione dei termini della sospensione condizionale di pena per il reato di appropriazione indebita, reato per il quale Naval’nyj era stato ritenuto colpevole in una sentenza del 2014. Il Tribunale di Khimki (Mosca) ha stabilito che Naval’nyj dovrà rimanere in custodia cautelare fino al 15 febbraio, in attesa di una sentenza definitiva che potrebbe convertire la precedente condanna sospesa in una condanna effettiva, portando Naval’nyj a scontare due anni e otto mesi in carcere. In seguito a questo arresto, Naval’nyj ha incitato i suoi sostenitori a scendere in piazza e protestare. La comunità internazionale ha espresso il suo sdegno, chiedendo per l’immediato rilascio di Naval’nyj.
SUD AMERICA
Guatemala: carovana di migranti honduregni respinti al confine dalla polizia – 16 gennaio
Sabato scorso, una carovana di migranti honduregni diretti verso gli Stati Uniti ha incontrato la dura resistenza delle forze di sicurezza guatemalteche. Infatti, giunti in prossimità del villaggio di Vado Hondo, più di 7000 honduregni, di cui molte famiglie con bambini, sono stati bloccati da forze militari e di polizia del Guatemala con gas lacrimogeni e a colpi di manganello, per poi essere rispediti in Honduras. Persiste, tuttavia, la speranza di molti abitanti dell’America centrale che la nuova amministrazione Biden negli Stati Uniti porti con sé politiche migratorie più inclusive. Dall’altro lato, però, la risposta di Messico e Guatemala, secondo quanto dichiarato da esponenti governativi dei due Paesi, non sembra addolcirsi.

Nuove sanzioni USA contro aiuti al settore petrolifero venezuelano – 19 gennaio

Martedì scorso, l’amministrazione Trump ha imposto nuove sanzioni contro un gruppo di società e individui impegnati nel commercio petrolifero, che, secondo il Dipartimento del Tesoro statunitense, avrebbero supportato la compagnia petrolifera statale di Caracas PDVSA (Petróleos Venezuela), già oggetto di sanzioni a inizio 2019. Le attività segnalate e sanzionate avrebbero quindi aggirato le misure statunitensi e favorito l’esportazione di greggio venezuelano in Asia, “contribuendo alla corruzione che consuma il Venezuela”, come dichiarato dal Segretario del Tesoro di Trump, Steven Mnuchin.
Amazzonia al collasso: Manaus senza ossigeno – 20 gennaio
La capitale dell’Amazzonia Manaus, nel nord del Brasile, si è ritrovata ad affrontare la nuova ondata pandemica senza ossigeno nei propri ospedali e con reparti di terapia intensiva al collasso. Diversi aiuti sono giunti da San Paolo, Minas Gerais, Parana’ e Maranhao, ma anche dal Venezuela di Maduro, nonostante l’ostilità reciproca con il presidente Bolsonaro. Proprio nei confronti di quest’ultimo sta crescendo il malcontento della popolazione brasiliana per la mala gestione della crisi pandemica.

AFRICA
Uganda: contestati i risultati delle elezioni – 19 gennaio


Lo scorso 14 gennaio, le elezioni presidenziali in Uganda hanno confermato la rielezione del Presidente uscente Yoweri Museveni, al suo sesto mandato. Secondo i dati ufficiali, Museveni si è aggiudicato la Presidenza ottenendo il 58% dei consensi. Il candidato dell’opposizione Bobi Wine, dopo aver denunciato brogli e violenze durante il giorno del voto e aver annunciato l’inizio di procedimenti giudiziari per contestare il risultato elettorale, è al momento impossibilitato a uscire dalla sua abitazione, circondata dalle forze di sicurezza ugandesi, ufficialmente lì per garantire la sua “protezione”. L’Uganda ha, inoltre, accusato gli Stati Uniti di volersi intromettere nei suoi affari interni, a seguito del tentativo da parte dell’ambasciatrice USA in Uganda Natalie Brown di fare visita a Bobi Wine nella sua abitazione.
Tunisia: proteste per situazione economica – 17 gennaio
Negli ultimi giorni, la Tunisia è stata attraversata da un’ondata di proteste, scoppiate a 10 anni dalla Rivoluzione dei Gelsomini e alla cacciata di Ben Ali. Le motivazioni alla base delle manifestazioni sembrerebbero essere legate alla disastrosa situazione economica tunisina, ulteriormente compromessa dalla pandemia di Covid-19, e all’incapacità della classe politica di governare il Paese. Inoltre, in molti denunciano la mancata implementazione di riforme a sostegno del lavoro e dei servizi pubblici. Secondo fonti del Ministero dell’Interno di Tunisi, più di 600 persone sono state arrestate.

Darfur: nuove violenze dopo ritiro truppe ONU – 19 gennaio

Nelle giornate del 17 e 18 gennaio, più di 150 persone sono state uccise in Darfur, la provincia più occidentale del Sudan. Le violenze, cominciate a Geneina, capitale del Darfur occidentale, dove gli scontri hanno coinvolto la tribù Masalit e un gruppo di nomadi arabi, si sono poi spostate in Darfur meridionale, dove il conflitto ha interessato le tribù Fallata e Rizeigat. Il 19 gennaio il governo sudanese ha dispiegato delle unità militari per ristabilire l’ordine. Gli scontri seguono di due settimane la fine della missione congiunta ONU-Unione Africana UNAMID in Darfur, stabilita nel 2007 durante la guerra civile, ritenuta conclusa dopo la firma, lo scorso agosto, di un accordo tra le forze governative e il Fronte Rivoluzionario del Sudan, che include anche i gruppi ribelli del Darfur.
MEDIO ORIENTE
Attacco kamikaze a Baghdad: almeno 20 vittime – 21 gennaio
Questo giovedì l’Iraq, dove le prossime elezioni politiche sono state posticipate a ottobre 2021, ha registrato il primo attacco kamikaze dal giugno 2019 e questa volta con una nuova modalità. Ben due attentatori, infatti, si sono fatti esplodere nel centro di Baghdad, nell’area di Bab al-Sharji, a pochi passi da piazza Tayaran. Sono state accertate fino ad ora 20 vittime, ma si presume che il bilancio dei morti possa anche raddoppiare. Non è ancora giunta alcuna rivendicazione del doppio attacco kamikaze.

Distensione Qatar-GCC: apertura all’Iran? – 20 gennaio

In seguito alla distensione con i Paesi del GCC e l’Egitto, il Qatar si è proposto come mediatore per coinvolgere anche l’Iran nel dialogo con i Paesi del Golfo. Il ministro degli Esteri qatariota Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al Thani ha infatti dichiarato alla Bloomberg Television che il proprio governo auspica un’apertura verso Teheran, speranza che sarebbe condivisa da altri Paesi arabi. Potrebbe essere invece dissonante la posizione dell’Arabia Saudita, particolarmente ostile al regime di Teheran. Dall’altro lato, il ministro degli Esteri iraniano Zarif si è mostrato favorevole al recente patto di normalizzazione e disponibile a partecipare al dialogo con i Paesi del Golfo per creare una regione mediorientale forte e anti-egemonica, come affermato in un tweet.
ASIA-PACIFICO
Giappone-Corea del Sud: il caso delle “donne di conforto” – 18 gennaio
Il Ministro degli Esteri giapponese Toshimitsu Motegi, nel corso di una sessione del Parlamento, ha condannato la recente sentenza (8 gennaio) della Seoul Central District Court sulle “donne di conforto”, donne sudcoreane obbligate a lavorare nei bordelli militari giapponesi nel corso della seconda guerra mondiale. La sentenza prevede il pagamento da parte di Tokyo di 100 milioni di won (circa €75.000) a ciascuna delle 12 donne che avevano presentato ricorso. Motegi ha sottolineato come tale sentenza sia contraria ai principi del diritto internazionale, in primo luogo quello dell’immunità degli Stati. Pare, inoltre, che sia stata presentata una risoluzione nel Parlamento di Tokyo per sanzionare Seul; tra le proposte, anche un congelamento dei beni sudcoreani in Giappone.

Nuove tensioni India-Pakistan per attacco nella regione del Kashmir – 18 gennaio

Il Primo Ministro pachistano Imran Khan ha denunciato il governo “fascista” di Narendra Modi, PM indiano, affermando come Nuova Delhi avesse sferrato l’attacco aereo sulla città pakistana di Balakot (Kashmir) nel 2019 per guadagnare consensi elettorali in vista delle elezioni. L’incursione era stata motivata come attacco preventivo nei confronti di un campo di addestramento terroristico. Le nuove informazioni legate all’attacco a Balakot sono fuoriuscite durante un’indagine indiana circa la manipolazione degli ascolti televisivi, indagine alla luce della quale il conduttore televisivo Goswami avrebbe saputo in anticipo dell’attacco.
Pechino minaccia sanzioni per comportamento USA a Taiwan e Hong Kong – 18 gennaio
La portavoce del Ministero cinese per gli Affari Esteri Chunying Hua ha dichiarato che alcuni funzionari statunitensi subiranno sanzioni per il “comportamento sgradevole” tenuto nei confronti delle autorità cinesi nel corso delle relazioni tra USA e Taiwan. Infatti, nei giorni scorsi, gli USA avevano aperto all’avvio di una più stretta collaborazione tra Washington e Taipei. Inoltre, Hua ha precisato che Pechino provvederà a sanzionare cittadini statunitensi come risposta alle sanzioni USA che avevano colpito 14 funzionari cinesi a seguito della continua repressione dell’opposizione a Hong Kong operata dalla Cina.

About the Authors
Valeria Pia Soricelli
Nata a Benevento nel 1998, è appassionata di geopolitica e relazioni internazionali, con particolare interesse verso il Medio Oriente. Ha conseguito il diploma di maturità classica e la laurea triennale in Scienze Politiche. Attualmente è studentessa del corso magistrale in International Relations presso la LUISS Guido Carli e sta svolgendo il tirocinio nella sezione Relazioni Bilaterali dell’Ambasciata Britannica di Roma. Ha inoltre partecipato al programma Erasmus+ presso l’Institut d’études politiques Sciences Po Paris. Da includere tra le sue varie passioni anche la musica rock, il canto e il cinema francese. View more articles.
Angela Venditti
Nata a Foggia nel 1999, nutre un profondo interesse per le relazioni internazionali, la cooperazione allo sviluppo e la geopolitica. Ha conseguito la laurea triennale in Scienze Politiche nell’estate 2020, ed è attualmente studentessa del corso di laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso la LUISS Guido Carli. Complice la partecipazione al progetto Erasmus all’Institut d’Études Politiques SciencesPo Paris, ha potuto approfondire tematiche legate al continente africano, diventato fonte di interessanti spunti e ricerche. È amante della letteratura francese e delle lingue, ed è grande appassionata di F1. View more articles.
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