MES: Uno Scontro Senza Fine

Dopo qualche settimana in cui è passato pressoché in sordina, ecco tornare sul tavolo di maggioranza e opposizione il tanto discusso MES. Chi dice “assolutamente sì”, chi dice “ma anche no” e chi lo inserisce nelle trattative e nelle strategie politiche… ma di cosa realmente stiamo parlando?

COS’È IL MES?

Il MES è il Meccanismo Europeo di Stabilità, detto comunemente Fondo Salva-Stati e si può identificare come una sorta di fonte permanente di assistenza agli Stati Membri in difficoltà finanziaria. Per il suo funzionamento, il MES è stato dotato di un capitale di circa 80 miliardi di euro, di cui 14 investiti dall’Italia.

Tale fondo è sottoposto a una serie di strette condizioni per garantire il massimo rispetto del principio di responsabilità per quanto riguarda la spesa pubblica. Tuttavia, nell’accordo siglato dall’Eurogruppo nei mesi scorsi,  vi è un’unica vera stretta condizione: questa linea di credito dovrà essere utilizzata per sostenere il finanziamento interno dell’assistenza sanitaria (diretta e indiretta) e i costi della pandemia. Diciamo, quindi, che questa linea di credito è “speciale” e non ha nulla a che fare con le regole e le condizioni tradizionali del MES e, di conseguenza, il sistema di controllo da parte dell’Europa è limitato all’unica condizione prevista.

L’Eurogruppo ha, inoltre, stabilito che si può richiedere in prestito una parte dei fondi – restituibili in 10 anni a un tasso d’interesse molto basso (vicino allo 0) – fino al 2% del PIL del 2019 e quindi per l’Italia si parla di quasi 36 miliardi.

I SÌ E I NO AL MES

Una volta capito come funziona il meccanismo, il vero tema passa per le mani della politica: verrà richiesto o meno? Qualcuno avrà cambiato idea?

Tema molto intrigante se pensiamo ai due strani schieramenti che si sono formati nei mesi scorsi: per un SÌ senza se e senza ma ci sono PD, Forza Italia, Italia Viva, Azione e +Europa; dall’altro lato, tra chi ritiene che sia una trappola per topi, ci sono M5S, Lega e Fratelli d’Italia. Bene, il dubbio di tutti è come si uscirà da questo miscuglio di idee tra maggioranza e opposizione ma, soprattutto, sarà interessante capire quale decisione, alla fine, prenderà il premier Giuseppe Conte: darà ragione a Zingaretti e Renzi o seguirà la linea del M5S?

Nel frattempo, il dibattito continua. C’è chi ostenta la paura di rimanere bloccati sotto il controllo della temuta Troika (e pensa di poter puntare tutto sul Recovery Fund) e chi sottolinea, invece, tre questioni:

  1. Dal 2012 il MES ha aiutato 5 Paesi (Spagna, Irlanda, Portogallo, Grecia e Cipro) che comunque, in seguito, hanno migliorato – chi più chi meno – la loro condizione economica;
  2. L’alternativa al MES sarebbe emettere BTP (Buoni del Tesoro Pluriennali), al tasso d’interesse del 2%, con un costo maggiore quindi, in 10 anni, tra i 5 e i 7 miliardi di euro;
  3. I soldi del MES, molto semplicemente, sono spendibili subito; quelli del Recovery Fund no.

Aspettando di vedere chi la spunterà sulla questione MES, possiamo dire con molta chiarezza una cosa: la sanità ha bisogno di forti investimenti, per cura, prevenzione e per essere proiettata nel futuro e non può di certo aspettare così tanto, considerando che sembra esserci, ancora una volta, bisogno di finanziamenti per tamponi e analisi sierologiche. La speranza, quindi, è quella che su questo, almeno, si riescano a mettere da parte le beghe partitiche.

(Featured Image Credits: Foreign Policy Research Institute)

About the Author


Francesco Palermo

Nato a Soveria Mannelli nel 2000, è appassionato di politica italiana ed è profondamente europeista. Attualmente frequenta il corso di laurea triennale in Economia presso l’Università della Calabria, dove è anche impegnato nella rappresentanza studentesca. È amante della musica e della letteratura. View more articles. 

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