L’edizione dei Giochi Olimpici che da poco ha avuto inizio potrebbe passare alla storia come la più fallimentare dall’istituzione della moderna competizione. Dopo essere state rimandate lo scorso anno a causa della pandemia di Coronavirus, le Olimpiadi di Tokyo attualmente in corso hanno subito una serie di scossoni, organizzativi e gestionali, che facilmente avrebbero potuto avere portare a un ennesimo rinvio o addirittura alla cancellazione dell’edizione. Ad oggi, però, gli amanti dello sport non possono fare altro che godere, seppur limitatamente, dello spettacolo offerto dagli atleti olimpici, e, se ciò è stato possibile, di certo si è dovuto affrontare un travagliato percorso organizzativo che ha coinvolto primariamente la nazione ospitante, il Giappone e, di concerto, tutte le partecipanti.
La cancellazione delle Olimpiadi è avvenuta solamente tre volte dal 1896, anno in cui il barone De Coubertin spinse per la creazione del Comitato Olimpico Internazionale – da qui in poi CIO – e per l’organizzazione dei primi giochi dell’era moderna, svoltisi ad Atene nello stesso anno. Tutte e tre le edizioni soppresse hanno un comune denominatore: la guerra. Infatti, nel 1916 e successivamente nel 1940 e 1944, l’insorgere dei due conflitti mondiali ha minato la messa in atto delle competizioni, a dimostrazione dell’enorme sconvolgimento che tali eventi hanno avuto sulla quotidianità.
L’edizione del 2020, invece, sebbene sia stata più volte sul punto di essere eliminata, non ha subito la medesima fine. La pandemia di Coronavirus ha colpito più o meno pesantemente ogni settore e, per le Olimpiadi, occasione di aggregazione fisica e culturale senza eguali, è fuor di dubbio aver escluso fin da subito un regolare svolgimento. Ipotizzata l’eventualità di un miglioramento nel quadro epidemiologico mondiale, dovuta all’estensione della popolazione vaccinata e delle maggiori conoscenze in tema curativo per questa malattia, il rinvio di un anno dell’organizzazione dei giochi è stato individuato come la miglior soluzione. John Coates, vicepresidente del CIO per Tokyo 2020, a settembre dello scorso anno appariva fiducioso per lo svolgimento dei giochi, affermando che questi ultimi si sarebbero tenuti indipendentemente dalla situazione epidemiologica. Ed infatti così è stato.
Il Giappone, il cui governo ha a lungo combattuto contro la diffusione del virus attraverso una serie di restrizioni alla comunità, volte a diminuire i contagi nell’isola, ad appena due mesi dall’inizio dei giochi appariva piuttosto incerto sulle modalità tanto quanto sull’effettiva messa in piedi della competizione. A maggio 2021, secondo alcune indagini condotte dai media nipponici, tre giapponesi su quattro preferivano un ulteriore rinvio della data di partenza oppure l’effettiva cancellazione dell’edizione. Tale decisione si basava sul quadro pandemico del Paese, aggravato da una campagna di vaccinazione allora ancora ai nastri di partenza e da un numero di contagi innalzato dalle riaperture governative, mirate all’alleggerimento della pressione sulle attività economiche. Pur riconoscendo un’estrema importanza nell’opinione del cosiddetto Comitato locale, ovvero l’insieme della popolazione e degli organi governativi del Paese ospitante, la decisione del rinvio o della cancellazione delle Olimpiadi è legislativamente appannaggio del CIO e, come ipotizzabile, eventuali decisioni di questo tipo avrebbero comportato non pochi danni economici ad entrambe le comunità in questione. Di certo, qualora i Giochi non fossero partiti, il CIO avrebbe perso gran parte delle sponsorizzazioni, che per un evento di portata mondiale come le Olimpiadi sarebbe equivalso ad un suicidio, ma la stessa sorte in termini di credibilità internazionale sarebbe toccata al Paese del sol levante, poiché sintomo di una pessima gestione della vicenda.
© EPA/RUNGROJ YONGRIT
Nonostante i pronostici e l’opinione della popolazione giapponese, il 23 luglio scorso si è tenuta la cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici, con la campionessa Naomi Osaka nelle vesti della tedofora che ha acceso il braciere olimpico. A causa del prolungamento dello stato di emergenza da parte del governo giapponese, l’intera edizione sarà per la prima volta disputata in assenza di pubblico sugli spalti. Ciò rappresenta una vera e propria ferita nello spirito dei Giochi ma, insieme ai protocolli studiati per la diminuzione delle probabilità di contagio, si configura come l’unica possibilità di svolgimento della competizione. I media, sempre più all’avanguardia, trasmetteranno le dirette con una cadenza ed una completezza mai vista fino ad ora, per cui in un modo o nell’altro si cercherà di dare comunque supporto agli atleti nel miglior modo possibile. Da tenere in considerazione è anche la prossima edizione dei Giochi Olimpici Invernali, ospitati dalla storica vicina concorrente cinese nel 2022: quindi, anche il quadro politico sarebbe risultato più complicato in seguito ad una paventata possibilità di cancellazione di Tokyo 2020 o alla conclusione anticipata della stessa per motivi legati alla gestione dell’emergenza pandemica.
L’altra questione, passata in secondo piano ma da non sottovalutare, risulta essere la presunta svolta “green” data all’edizione. La torcia olimpica composta da alluminio riciclato, le medaglie recuperate dalla lavorazione di vecchi apparecchi elettronici ed in generale un rinnovamento nella direzione del “plastic free” sono degli interventi importanti per la sensibilizzazione nei confronti del tema ambientale, ma anche in questo caso sono sorti molti dubbi riguardo i comportamenti adottati dal governo giapponese. Per la buona riuscita di eventi di tale portata, il Paese ospitante deve attraversare un percorso di cambiamento ed ammodernamento della infrastrutture dedicate allo svolgimento delle gare ed il Giappone non è stato esentato dal perseguirlo. Ad esempio, per la costruzione del nuovo stadio olimpico nazionale, sorto nel quartiere di Shinjuku sulle ceneri del precedente, il governo giapponese è stato accusato in via ufficiale di aver prelevato illegalmente il legno di cui è composta la struttura dalle foreste malesi, contribuendo al disboscamento non regolamentato e alla violazione dei diritti umani. Su questa ed altri generi di polemiche, sorte a causa di comportamenti non sempre adeguati del direttivo giapponese, il CIO ha sempre assicurato di riporre estrema fiducia in quanto dichiarato dai nipponici, ma una cosa è certa: l’alone di incertezza è stato percepito fin dallo scorso anno e prosegue anche adesso che la competizione è nel vivo.
Gli sportivi di tutto il mondo, però, sperano che le Olimpiadi, seppur iniziate con presupposti molte volte fallaci, si svolgano regolarmente e continuino a regalare quelle emozioni che esclusivamente lo sport riesce a trasmettere.
About the Author
Camillo Cosenza

Nato a Cosenza nel 1999, è un grande appassionato di sport, economia e politica. Frequenta il Corso di Laurea triennale in Ingegneria Gestionale all’Università della Calabria. Ama anche la storia e la filosofia, passioni nate durante il periodo liceale. View more articles.
Se sei arrivato fin qui significa che apprezzi i nostri contenuti. Aiutaci a migliorarli sostenendo il nostro lavoro anche al costo di un caffè!
Clicca sul link per donare a The Political Corner: https://www.paypal.com/pools/c/8vBpOiZrsC