Diplomazia E Denuclearizzazione: Gli Stati Uniti E La Corea Del Nord Sono (Ancora Una Volta) Ai Ferri Corti?

“La vostra politica è ostile e la vostra diplomazia è falsa e pretestuosa”, ha tuonato la Corea del Nord di rimando al discorso che il Presidente USA Joe Biden ha tenuto qualche giorno fa al Congresso. Il Capo di Stato statunitense ha infatti affermato di voler affrontare con diplomazia ma anche con severa deterrenza il programma nucleare portato avanti da Pyongyang.

Non è la prima volta che i rapporti tra USA e Corea del Nord si fanno tesi a tal punto da attirare l’attenzione mondiale, e il test consistito nel lancio di due missili verso il Giappone nel giorno della partenza della fiaccola olimpionica che segnava l’avvio dei Giochi di Tokyo, voluto dal nordcoreano Kim Jong-un, ha riacceso i fari sul conflitto, cominciato il 25 giugno 1950, data di avvio della Guerra di Corea, e mai sopitosi. 

Il programma nucleare della Corea del Nord

Nel congresso del Partito dei Lavoratori di Corea tenutosi all’inizio di quest’anno, Kim Jong-un ha ribadito che gli USA sarebbero rimasti il nemico numero uno del Paese e che l’insediamento di Biden non avrebbe cambiato questo stato di cose. In particolare, il leader ha dichiarato all’agenzia di stampa nordcoreana KCNA che il programma nucleare del Paese era mirato alla sottomissione e alla sconfitta degli USA, a prescindere dal capo di Stato in carica. In particolare, il leader nordcoreano ha parlato della messa a punto di un sistema strategico quanto di attacco tanto di ritorsione, consistente nella creazione di un arsenale le cui testate possano distruggere obiettivi anche a 15.000 chilometri di distanza. Questo sistema cardine del programma nucleare nordcoreano sarà poi corredato da altri armamenti accessori, quali droni di ricognizione, armi ipersoniche, sottomarini nucleari e satelliti spia, con l’obiettivo di creare “il più grande missile balistico intercontinentale del mondo”.

I precedenti diplomatici

Ad inizio 2019 vi è stato un tentativo, accolto da molti con ottimismo e speranza, di giungere ad un accordo fra gli Stati Uniti ed il Paese asiatico che portasse alla denuclearizzazione della Corea del Nord. I negoziati, svoltisi ad Hanoi, si sono però conclusi senza nessun accordo già il secondo giorno, facendo crollare l’immagine, presentata il giorno precedente, dell’avvio di una nuova fase delle relazioni diplomatiche fra i due Paesi. Nonostante la Corea del Nord avesse dichiarato di essere, in linea di principio, pronta a smantellare il proprio arsenale nucleare, non ha poi fattualmente accettato nulla di quanto richiesto dagli USA. Nonostante l’epilogo fallimentare, il vertice in Vietnam aveva lasciato la porta aperta al dialogo, grazie alle dichiarazioni dell’allora Presidente Trump, il quale aveva definito Kim un amico, affermando anche di avere fiducia in lui e definendo la Corea un Paese dal grande potenziale.

Queste sono rimaste solo belle parole, perché nel dicembre 2019 la Corea ha condotto un altro test missilistico. Qualche giorno dopo, l’ambasciatore nordcoreano all’ONU dichiarava: “la denuclearizzazione fuori dal tavolo dei negoziati con gli Stati Uniti d’America”.

Kim Jong-un e Donald J. Trump al vertice di Hanoi. Image credits: IL FOGLIO

L’era Biden ed il rapporto diplomatico con la Corea

Se la Presidenza Trump si era contraddistinta per il tentativo di aprire al dialogo a Kim Jong-un, quella di Biden ha una linea conduttrice diametralmente opposta.

Dopo il test missilistico in Giappone, il presidente USA non ha mai preso neanche in considerazione l’idea di voler incontrare il Capo di Stato nordcoreano. Gli USA, anzi, nella persona del Segretario di Stato Anthony Blinken, hanno voluto sottolineare l’isolamento fisico della Corea del Nord, affermando che il Tokyo e Seul si sarebbero battuti al loro fianco per la sua denuclearizzazione.

La Corea ha risposto attaccando il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti – che aveva ritenuto il lancio dei missili una violazione delle sue risoluzioni – di non essere imparziale nella valutazione dei test dei missili balistici, attentando in questo modo alla sovranità di Pyongyang. Il Paese asiatico ha quindi invocato il suo diritto all’autodifesa e ha sottolineato la possibilità di “prendere contromisure adeguate” in caso di minaccia alla Corea quale Stato indipendente. Il Presidente Biden ha prontamente ribadito che nel caso di tentativo di escalation da parte del Paese asiatico sarebbero seguite contromisure puntuali. Infine, il Presidente USA ha dichiarato di essere pronto ad una qualche forma di diplomazia con la Corea, ma con il solo obiettivo della denuclearizzazione.

La risposta di Pyongyang

Pyongyang non ha fatto attendere la sua risposta alle dichiarazioni di Biden. Il Ministro degli Esteri ha definito la diplomazia statunitense quale “pubblicità ingannevole”, volta a “coprire i suoi atti ostili”.  Anche un altro funzionario del Ministero, Kwon Jong Gun, ha tenuto a precisare che le parole del nuovo Presidente degli Stati Uniti non fanno altro che riflettere la visione obsoleta che il Paese ha della Corea. Dalla Corea hanno fatto sapere senza mezzi termini che la “diplomazia degli Stati Uniti nei loro confronti è falsa”.

Missile intercontinentale presentato dalla Corea del Nord nel 2020. Image credits: Il Fatto Quotidiano

E adesso? I possibili scenari

La Corea ha dichiarato senza mezzi termini che la politica ostile degli Stati Uniti verso il proprio Paese troverà una risposta forte ed adeguata. In più, Pyongyang fa sapere di essere al corrente del fatto che tale atteggiamento degli USA è la chiave di volta sui cui il lo Stato guidato da Biden intende basare il proprio rapporto con il Paese asiatico. E ora? 

Come già anticipato, quella fra USA e Corea del Nord è una situazione di tensione vecchia di settant’anni e che ha conosciuto momenti di stasi e attimi più critici, senza mai giungere anche ad una soltanto parziale attenuazione del conflitto. Dopo il fallimento di Hanoi, i rapporti sono tornati ad essere tesi, e, a causa delle dichiarazioni che entrambe le parti hanno rilasciato dopo i test missilistici di fine marzo, ci si potrebbe anche aspettare di assistere ad un ulteriore deterioramento delle relazioni diplomatiche fra i due Stati, che potrebbe concretizzarsi in ulteriori test balistici o in un tentativo di perfezionamento dell’arsenale missilistico da parte di entrambi gli Stati.

D’altra parte, un tentativo di ricucire questo strappo così profondo sarebbe ragionevole, se si pensa  da quanto tempo è cominciata Presidenza Biden: troppo poco perché i rapporti con la Corea del Nord diventino, almeno dal punto di vista diplomatico, già irrecuperabili.

(Featured Image Credits: La Repubblica)

About the Author


Sofia Annarelli 

Nata a Napoli nel 1999, ha conseguito una laurea triennale in Scienze Politiche e sta attualmente frequentando il corso di laurea magistrale in Global Management and Politics presso la LUISS. Adora viaggiare, leggere e scoprire nuove culture. È una grande appassionata di quella statunitense: ha visitato molte volte questo Paese e nel 2019 ha preso parte ad una simulazione di una seduta delle Nazioni Unite a New York. View more articles. 

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