BarçaGate: I Guai Della Superpotenza Calcistica

In Catalogna, da sempre terreno di scontri sociali e politici, il club calcistico F.C. Barcelona, quella che era considerata una realtà consolidata e vincente, sta vivendo un periodo di caos mediatico senza precedenti.

Nella mattina dello scorso primo marzo i Mossos D’Esquadra, gendarmi della comunità autonoma catalana, hanno fatto irruzione nella sede della squadra blaugrana con l’intento di eseguire una perquisizione. Nel comunicato della Divisione Investigativa Criminale figurano quattro fermi: il primo per Josep Maria Bartomeu, Presidente —dimissionario ndr. — del club, e a seguire per i suoi collaboratori Jaume Masferrer — già consigliere del predecessore Sandro Rosell — l’amministratore delegato Oscar Grau e l’avvocato Roman Gomez Ponti, quest’ultimo rilasciato poi nella stessa serata.

L’indagine ha avuto inizio in seguito alle indiscrezioni dei media catalani, secondo le quali i massimi vertici della società avrebbero incaricato una nota agenzia spagnola di consulenza marketing di creare contenuti sui social network, con lo scopo di screditare i calciatori del club che più si contrapponevano alla linea societaria. La vicenda aveva fatto scalpore già a febbraio dello scorso anno, quando la radio privata “Cadena Ser” aveva presentato un dossier piuttosto accurato sulla questione: da una parte la giunta dirigenziale, che ha sempre smentito le accuse, attribuendo l’operato dell’agenzia alla crescita dei profili social del club; dall’altra membri noti della formazione, come Lionel Messi e Gerard Piqué, ma anche personalità vicine alla squadra nel recente passato, come l’ex calciatore Xavi, tutti oggetto di attacchi mediatici e sempre più in rotta di collisione con il potere centrale.

Gli anni da Presidente di Bartomeu

Dapprima socio — fin da quando aveva undici anni — poi vicepresidente ed infine Presidente del club, Bartomeu è stato capace col tempo di conquistare il consenso della maggioranza dei soci che, a suffragio universale, votano per eleggere la massima carica. Il Barcelona è difatti uno dei più grandi esempi di azionariato popolare in ambito calcistico, contando ben 223.000 iscritti, divisi in base al tipo di abbonamento alla squadra. Nonostante alcune vittorie sportive di grande rilievo, durante i cinque anni di permanenza ai vertici societari l’operato di Bartomeu è stato molte volte criticato e ha portato ad una serie di contestazioni evidenti, oltre ad una generale perdita di credibilità per la sua giunta.

Il primo nodo su cui si discute è il cambiamento di identità del club: il Barcelona ha fondato i suoi recenti — e numerosi — successi sullo sviluppo dei giovani, la cui formazione inizia nella Masia, centro giovanile d’avanguardia, per poi completarsi nelle file della prima squadra. Con Sandro Rosell e Josep Bartomeu, ultimi due Presidenti, è stata registrata una inversione di tendenza importante e la maggior parte delle finanze del club, prima destinate alla sezione giovanile, sono state impiegate diversamente.
Molti calciatori ingaggiati non hanno reso quanto sperato e le cifre elevate spese per il loro acquisto hanno gravato in maniera rilevante sulle finanze. Se a questo si aggiungono le ingiustificate spese di contabilità non ufficiale — come i pagamenti alla suddetta agenzia di marketing — e la recente crisi economica indotta dalla situazione pandemica, risulta evidente che la situazione sia progressivamente peggiorata.

Altre critiche sono piovute in merito ai rapporti con le grandi personalità dello spogliatoio, in particolare con Lionel Messi: i contrasti tra la stella argentina ed il Presidente hanno raggiunto il punto più basso alla fine della scorsa stagione, quando il calciatore sembrerebbe — sulla base di motivazioni legate oltre che al contratto in scadenza anche al cambiamento di mentalità dei vertici — aver chiesto la cessione del contratto, salvo poi ritornare sui propri passi. Molti media hanno ipotizzato, tra l’altro, la stretta correlazione tra le vicende sotto indagine e la richiesta di Messi di allontanarsi dal club in cui è cresciuto e di cui è simbolo.

L’argentino è considerato uno dei più grandi calciatori di ogni epoca ed è entrato nel cuore dei tifosi sia per le sue giocate che per l’attaccamento alla maglia blaugrana, di cui difende i colori da oltre quindici anni. Ha conquistato quindi un posto di rilievo nella squadra e le sue opinioni sono spesso in grado di spostare gli equilibri su molti temi, non ultime le sorti della gestione Bartomeu. In un’intervista a Goal dice:

“Mi è costato molto decidere [riferendosi alla sua eventuale partenza]. Non c’entra il risultato del Bayern [una pesante sconfitta del Barcelona in Champions League], dipende da tante cose. Ho sempre detto che volevo restare qui. Che volevo un progetto vincente e vincere titoli con il club per continuare a far crescere la leggenda del Barcellona a livello di trofei. E la verità è che da tempo non c’è un progetto né nulla, loro [i vertici societari e Bartomeu in particolare] si destreggiano e coprono i buchi mentre le cose vanno. Ho sempre pensato al benessere della mia famiglia e del club“.

A sinistra Gerard Piquè, a destra Lionel Messi, anima del Barcelona.
CREDITS: via sportmediaset.mediaset.it

Di certo queste parole hanno pesato molto sulle intenzioni dei soci del club, poiché un mese dopo questa intervista è stato indetto un referendum, avallato da circa ventimila firme dei tifosi, per la mozione di censura alla giunta di Bartomeu. Un referendum che il Presidente ha sempre cercato di evitare – senza successo – a conferma del fatto che, ad oggi, le grandi personalità sportive riescono molte volte a toccare le giuste corde e a raggiungere obiettivi concreti.

L’opinione di Piqué

A schierarsi contro la società è anche un altro pezzo da novanta della formazione catalana, il capitano Gerard Piqué. Quest’ultimo difende pubblicamente il compagno di mille battaglie Messi e dichiara di non riuscire ad immaginare un ambiente sportivo privo del suo numero dieci, a cui augura anche che un giorno il Camp Nou – stadio del F.C Barcelona ndr. — porti il suo nome. Continuando nella sua invettiva, rincara la dose e si interroga su come sia stato possibile che grandi personalità legate al club siano state con il tempo allontanate. Si parla dell’élite blaugrana, di cui fanno parte il tecnico Pep Guardiola e calciatori come Xavi, Puyol e Valdés, punti cardine di un’identità societaria su cui oggi Piqué si pone molti interrogativi.

È motivo d’orgoglio e di credibilità del marchio legare i ruoli dirigenziali alle figure di spicco responsabili delle numerose vittorie del club; in tal senso, l’allontanamento di tali personaggi è anche, dal punto di vista imprenditoriale, ritenuto un passo falso.

La fine dell’era Bartomeu

Meno di ventiquattro ore prima delle sue dimissioni, Bartomeu aveva dichiarato di non avere nessuna intenzione di tirare i remi in barca e nel suo discorso pubblico dello scorso 27 ottobre, giorno in cui ha lasciato la carica insieme alla sua giunta, non si è risparmiato dal difendere il suo operato.

“Ho sempre difeso il principio che l’autocritica ci rende tutti migliori, ma qui si è mancato proprio di rispetto. Sono stato insultato e minacciato, sia io che la mia famiglia. […] c’erano da prendere delle decisioni in mezzo a una crisi mondiale senza precedenti […] Il restyling interno della squadra doveva essere fatto prima. Lo riconosco e me ne sono assunto le responsabilità convocando le prossime elezioni presidenziali a marzo.”

Joan Laporta, già una volta incaricato presidente, ha vinto le elezioni del 7 marzo.
CREDITS: @NapoliPenya (Twitter)

In questi giorni, i soci hanno votato il nuovo Presidente e a spuntarla è stato un volto familiare dell’ambiente: il favorito per tutta la durata della campagna elettorale, Joan Laporta, che, già in carica dal 2003 al 2010, tenterà dall’alto della sua esperienza di risollevare le sorti della società.

Laporta si troverà immediatamente ad affrontare gli importanti problemi che hanno interessato il club nell’ultimo periodo, e, se dovesse riuscire a scaglionare il debito accumulato nel decennio precedente, a portare avanti la ristrutturazione del maestoso stadio di proprietà e a valorizzare i propri campioni, convincendoli ad accettare un progetto di rinascita competitivo, passerebbe alla storia come uno dei più illuminati Presidenti del mondo calcistico.

(Featured Image Credits: CREDITS: FIFA via GettyImages)

About the Author


Camillo Cosenza


Nato a Cosenza nel 1999, è un grande appassionato di sport, economia e politica. Frequenta il Corso di Laurea triennale in Ingegneria Gestionale all’Università della Calabria. Ama anche la storia e la filosofia, passioni nate durante il periodo liceale. View more articles

 

 

 

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