Il Presidente Biden, i Democratici al Senato e la Promessa di una Presidenza Rivoluzionaria

Il 20 gennaio 2021 l’ex vicepresidente Joe Biden, dal Delaware, ha iniziato il suo mandato come 46 ° Presidente degli Stati Uniti, che, finora, è stato caratterizzato da massicce azioni esecutive volte ad annullare molte delle politiche del suo predecessore, Donald Trump. Ereditando un congresso impantanato in una impasse politica, con il Paese in forte difficoltà a causa della pandemia di Covid-19 e una crisi economica ben più grave di quella del 2008, la risposta del Presidente Biden potrebbe renderlo rivoluzionario quanto FDR. Sebbene abbia un indice di gradimento pari al 60% — che raggiunge il 70% per la gestione della situazione pandemica —, la sua futura eredità politica e la promessa elettorale di una massiccia trasformazione politica, vitale per alleviare le sofferenze di milioni di americani, è messa in serio pericolo dall’ala centrista del Partito Democratico.

Il 6 marzo scorso, il Senato ha approvato il disegno di legge Covid proposto dal Presidente Biden, ‘l’American Rescue Plan’, sebbene siano state chiare le divisioni politiche — tutti i Democratici hanno votato a favore del disegno di legge mentre tutti i Repubblicani hanno votato contro. Questa proposta legislativa non è solamente una risposta alle attuali ripercussioni economiche causate dal Covid-19, ma anche un ambizioso piano per affrontare alcuni dei malesseri alla base della povertà negli Stati Uniti. Le principali componenti di questo rescue plan includono: ulteriori aiuti economici pari a $ 1.400 a persona (destinati a fasce di popolazione che rientrano in determinati parametri economici), un’estensione del sussidio di disoccupazione federale fino a settembre 2021, un’espansione del ‘Child Tax Credit’ e dell’ ‘Earned Income Tax Credit’, nonché assistenza per ristoranti e piccole imprese. È stato stimato che tali misure potrebbero potenzialmente ridurre la povertà di un terzo solamente in quest’anno, gettando così delle ottime basi per una rapida ripresa economica negli Stati Uniti.

Nonostante questo disegno di legge rappresenti un traguardo fondamentale nel contrastare le disastrose conseguenze che la pandemia sta avendo sulla società e sull’economia USA, fornendo degli aiuti essenziali, esso non è stato all’altezza di ciò che i progressisti auspicavano, prefigurando un futuro difficile per la legislazione progressista e l’agenda di Biden.

Una delle principali disposizioni presenti nel disegno di legge originale era un aumento del salario minimo federale a $15 l’ora, una soglia su cui i Democratici puntavano e che avevano promesso durante la campagna elettorale. Tuttavia, anche se i Democratici hanno la maggioranza al Senato (con il voto decisivo ottenuto dalla vicepresidente Kamala Harris), sembrerebbe che la loro possibilità di portare avanti politiche progressiste possa essere limitata da divisioni interne. Infatti, il senatore democratico centrista della Virginia Occidentale, Joe Manchin III, è alla testa di un nuovo centro di gravità politica, detenendo un considerevole “potere di ricatto” sulle politiche proposte dall’agenda politica di Biden: Manchin ha infatti promesso di votare contro le politiche progressiste. Nonostante Biden sia il Presidente, Manchin rappresenta l’unico ostacolo tra un’agenda politica rivoluzionaria per la classe lavoratrice o la possibile continuazione della sofferenza economica per milioni di persone.

Infatti, l’approvazione dell’‘American Rescue Plan’, fortemente limitato nelle ambizioni originali, è passata attraverso l’evitare l’aumento dello stipendio minimo, la riduzione dell’assegno economico, da iniziali $ 2.000 a $ 1.400, e la diminuzione del sussidio di disoccupazione federale mensile da $ 400 a $ 300. All’inizio di questa settimana il senatore progressista indipendente del Vermont, Bernie Sanders, ha forzato un voto sull’aumento del salario minimo tramite un emendamento al disegno di legge. Nel suo discorso al Senato il senatore Sanders ha detto: “è vergognoso che il Congresso non abbia approvato un aumento del salario minimo dal 2007”, continuando, “il risultato è che la metà della nostra popolazione ora vive in una condizione d’indigenza. Quindi questa non è solamente una proposta sanitaria, non è solamente un disegno economico, non è un mero disegno di legge educativo. È più di questo, questo è un disegno di legge che risponde ad una domanda più profonda. Viviamo in una società democratica, in cui il Congresso degli Stati Uniti risponderà ai bisogni delle famiglie lavoratrici, oppure solamente alle grandi e ricche società e ai loro lobbisti? Questo è ciò di cui si parla oggi.” 

Il discorso del senatore Sanders, come suo solito, ha messo in mostra il suo incrollabile impegno nei confronti della classe operaia e il suo ruolo di guida in questo dibattito. È molto più di uno stimolo economico a breve termine; piuttosto, è il primo passo per affrontare l’enorme livello di disuguaglianza economica, reddituale e di opportunità negli Stati Uniti. 

In conclusione, l’emendamento Sanders è stato bocciato, con solamente 42 Democratici a favore contro i 50 Repubblicani, supportati da 8 Democratici. Il voto forzato sull’incremento del salario minimo, con il suo fallimento finale, ha messo in luce la profonda spaccatura nel Partito Democratico tra i democratici progressisti e quelli maggiormente conservatori, mettendo in dubbio la capacità del Presidente Biden di unire il Partito e mantenere così le proprie promesse elettorali. Inoltre, tale divisione mette sia Biden che i recenti Democratici eletti al Senato in una precaria situazione. Nelle elezioni generali del 2020, e nelle successive elezioni speciali in Georgia, i Democratici hanno portato avanti un’ambiziosa agenda progressista, promettendo di affrontare l’ineguaglianza sistemica negli Stati Uniti. Se la loro retorica ricorda il New Deal di Franklin Delano Roosevelt, le reali possibilità di far passare un’ambiziosa agenda economica sono limitate, e questo potrebbe rappresentare, per i Democratici, un letale tallone d’Achille nelle elezioni di metà mandato del 2022.

Esistono, tuttavia, diverse soluzioni (ciascuna con la propria serie di rischi e calcoli politici) per aggirare l’ostruzione del Partito Repubblicano e limitare il capitale legislativo appena ereditato dal senatore Manchin. La via principale, e forse la più controversa, sarebbe quella di eliminare i Filibustieri. Nonostante molti legislatori Democratici siano riluttanti a proseguire con questa opzione, la proposta sta guadagnando sempre più consensi, poiché sta diventando sempre più chiaro che potrebbe essere l’unica opzione per salvare l’agenda di Biden.

Biden ha l’opportunità di essere uno dei Presidenti più rivoluzionari nella storia moderna degli Stati Uniti, un nuovo FDR. Eppure, è frenato sia dalla sua stessa riluttanza a spendere la totalità del suo capitale politico per promuovere audaci cause progressiste, sia dall’ala centrista del suo partito. Se i Democratici sono seriamente intenzionati, non solo a mantenere la loro maggioranza al Congresso durante il prossimo ciclo elettorale, ma anche la loro promessa di trasformare strutturalmente gli Stati Uniti, affrontando le disuguaglianze socio-economiche, reinvestendo nell’istruzione e nelle infrastrutture e migliorando un’assistenza sanitaria profondamente imperfetta, allora dovranno lasciarsi alle spalle miopi nozioni fuorvianti come il bipartitismo e adottare un approccio coraggioso alla legislazione. Se avranno successo, i Democratici non solo miglioreranno il benessere di milioni di americani, ma ripristineranno anche la fiducia nel governo e nella sua istituzione, che per così tanto tempo è stata vista come inefficiente, nella migliore delle ipotesi, e addirittura ostile ai bisogni dei Costituenti nella peggiore.

(Featured Image Credits: Evan Vucci/AP)

About the Author


Matthew Santucci

Nato in Connecticut nel 1995, ha vissuto gran parte della sua vita tra Stati Uniti ed Italia. Passato il primo anno triennale a Firenze, si è laureato in storia alla Fordham University, New York City. Attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso l’università LUISS Guido Carli. Ha svolto due prestigiosi tirocini presso l’ufficio del Procuratore Generale del Connecticut e presso la Corte d’Appello del secondo circuito della città di New York per approfondire le dinamiche del sistema legale americano. È un appassionato di politica estera statunitense e delle sue dinamiche elettorali, di economia e del processo legislativo europeo.
Tra le sue passioni spiccano canottaggio agonistico, vogando sia per la squadra universitaria della Fordham sia per l’attuale squadra della LUISS, fotografia ed architettura. View more articles. 

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