A pochi giorni dalla firma del Decreto Ristori Bis da parte del presidente della Repubblica, il popolo italiano si chiede quando tutti questi nuovi incentivi giungeranno nei loro conti. Il suddetto decreto-legge – parente stretto del primo famoso Decreto Ristori promulgato alla fine dello scorso ottobre – nasce con l’intento di aggiungere ai complessivi 5 miliardi già stanziati altri 2,5 miliardi di euro. Esso ha lo scopo di dare risorse immediate a beneficio delle categorie degli operatori economici e dei lavoratori che sono, direttamente o indirettamente, interessati dalle misure restrittive introdotte con l’ultimo DPCM del 3 novembre 2020. Questi provvedimenti, comunque, sono stati preceduti da altri decreti altrettanto famosi messi in atto nella fase più critica della pandemia di Covid-19 in Italia. Nei mesi precedenti, infatti, l’esecutivo italiano si è impegnato nella definizione di alcune strategie economiche che – purtroppo per il nostro futuro – hanno fatto sì che il debito italiano lievitasse inesorabilmente. Solo per citarne alcuni, si può pensare al Decreto Rilancio, al Decreto Liquidità o anche al Decreto Cura Italia. Di fatto, però, in questa nuova fase pandemica le risorse non bastano e nell’ottica di restrizioni sempre più severe è necessario fornire delle ulteriori garanzie ai settori economici maggiormente colpiti.
Caratteristiche dei decreti
La prima sostanziale differenza tra i due decreti, oltre all’ammontare di euro stanziati, riguarda le categorie beneficiarie dei contributi a fondo perduto. Lo stesso presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si è espresso durante una conferenza stampa citando a titolo esemplificativo: ristoranti, bar, pizzerie, pasticcerie, gelaterie, ma anche teatri, cinema, palestre e piscine. Ciò che è fondamentale conoscere è il cosiddetto codice Ateco, ovvero la combinazione alfanumerica che individua una particolare attività economica titolare di partita Iva (ogni macro-settore economico ha i propri codici e le proprie categorie e sottocategorie). Questi codici si possono ritrovare annotati negli allegati ai decreti e hanno proprio lo scopo di indicare esattamente a quali esercenti spettano questi sostegni statali.
Oltre al codice Ateco, ci sono altre condizioni con cui vengono selezionati i beneficiari del contributo. In particolare, quest’ultimo verrà erogato a patto che l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 sia inferiore ai due terzi dell’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019. Le attività produttive godranno di contributi che vanno calcolati in base a delle percentuali specifiche che possono arrivare a quadruplicare l’importo loro spettante secondo la normativa – già assestata – del Decreto Rilancio. Sulla base del Decreto Ristori, la somma di denaro calcolata andrebbe poi moltiplicata ulteriormente per la percentuale prevista per ogni categoria. Per fare degli esempi: si ha il 100% (stesso importo con nessuna modifica) nel caso dei taxi, il 150% (importo moltiplicato per 1,5) nel caso di alberghi e villaggi turistici, il 200% (importo raddoppiato) nel caso di ristoratori e gestori di cinema e teatri; il 400% (importo quadruplicato) nel caso delle discoteche, e così via.

Il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, si è mostrato molto soddisfatto dei passi compiuti affermando che «in pochissime ore e con un confronto serrato e costante con le associazioni di categoria più coinvolte in questa delicatissima fase, abbiamo ottenuto una misura rapida ed efficace che riguarda 460 mila attività produttive». Un passo ancora più importante è stato fatto con la firma del Decreto Ristori Bis, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 10 novembre scorso. Con questo secondo decreto sono state stanziate ulteriori risorse prendendo in considerazione la localizzazione geografica degli esercenti. Infatti, sono state maggiorate le percentuali previste nel primo decreto in base alla zona (rossa, arancione) in cui ha sede legale l’esercizio commerciale indicato.
Tra le altre misure stanziate è presente: la sospensione dei versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali per i datori di lavoro privati con sede operativa nei territori interessati dalle nuove misure restrittive; la cancellazione della rata IMU di dicembre per i proprietari e i gestori dei settori colpiti dalle zone rosse e, sempre per questi ultimi, un credito d’imposta cedibile al 60% per gli affitti commerciali dei tre mesi di ottobre, novembre e dicembre. Si è pensato, poi, anche alle famiglie con l’incremento del bonus baby-sitting e del congedo straordinario per i genitori in caso di chiusure delle scuole secondarie di primo grado.
Protagonista delle scrivanie governative negli ultimi giorni è anche il Decreto Ristori Ter, approvato lo scorso weekend, che prevede lo stanziamento di circa 2 miliardi di euro a sostegno delle attività economiche delle Regioni che hanno subito un peggioramento nella fascia di rischio. Sono previsti indennizzi diretti per gli esercizi commerciali chiusi che si trovano nella cosiddetta “zona rossa” e tra cui rientrano anche nuove tipologie di attività (come i negozi di calzature al dettaglio). Prorogate anche le misure già previste nei precedenti decreti, come credito d’imposta, rate IMU, congedi e bonus. Le due importanti novità di questo terzo decreto sono: un fondo da 400 milioni di euro da riservare ai Comuni per misure urgenti di solidarietà alimentare e un ulteriore fondo da 100 milioni di euro destinato alle emergenze nazionali, quindi come sostegno nell’acquisto di farmaci per pazienti positivi al Covid-19.
Criticità e contestazioni delle misure
Particolare risonanza ha avuto la vicenda della cassa integrazione – anch’essa protagonista indiscussa dei Decreti Ristori per la sua proroga di altre 6 settimane – in quanto i lavoratori che l’hanno richiesta durante la scorsa primavera lamentano il fatto che da parte dell’INPS non siano ancora stati disposti tutti i pagamenti dovuti. Non sono, inoltre, mancate le proteste soprattutto da parte dei ristoratori che, “apparecchiando” le maggiori piazze italiane, hanno mostrato tutto la loro rabbia nei confronti del governo e delle eccessive misure restrittive.

C’è da chiedersi, quindi, cosa la macchina statale dovrebbe privilegiare: la salute o l’economia? Come fare a sostenere queste partite Iva in un momento così difficile per l’Italia? Sembrerebbe che le misure attuate dall’esecutivo stiano facendo da “cuscinetto” in attesa dei fondi provenienti dall’Unione Europea, ma quanto ancora si dovrà aspettare? Le tempistiche non sono molto chiare e i malcontenti imperversano, soprattutto in una situazione di seconda ondata pandemica che non permette ai vari esercizi commerciali di ottenere gli stessi profitti pre-pandemia.
Sempre nello scorso weekend, a Palazzo Chigi è stata approvata la richiesta da presentare al Parlamento di un nuovo scostamento di bilancio (da circa 8 miliardi di euro) nel disegno di legge per il bilancio 2021. Questa manovra servirebbe alla formulazione di un ulteriore decreto, il cosiddetto Decreto Ristori Quater, che servirà non solo ad arginare le perdite registrate in questi mesi – soprattutto se nuove regioni diventeranno “rosse” – ma anche a rendere possibile il rinvio delle scadenze fiscali di fine anno.
Questa richiesta aggiuntiva andrebbe ad accrescere le possibilità di rilancio dell’economia italiana come affermato dallo stesso ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, dopo l’approvazione in sede di Consiglio dei Ministri del disegno di legge. Quest’ultimo, infatti, sarà oggetto di discussione nelle aule parlamentari di Montecitorio e Palazzo Madama nei prossimi giorni e, soprattutto, nelle prossime settimane visto che la data limite per la sua approvazione è il 31 dicembre.
Bisognerà, perciò, aspettare questi fondi europei tanto bramati per vedere uno spiraglio di luce, tuttavia sembra ancora lontana l’uscita da questo tunnel infinito della pandemia. Più gli esercizi commerciali resteranno chiusi e più faticheranno a ripartire. C’è già chi ha deciso di abbassare definitivamente la saracinesca, mentre c’è chi intende mantenere accesa una scintilla di speranza, portando avanti – seppur con fatica – i servizi da asporto o consegna a domicilio.
Si vedrà tra qualche settimana come il governo italiano deciderà di agire e se ci saranno delle risposte alle pressanti richieste di chiarimenti da parte delle associazioni di categoria e delle varie parti sociali, ma soprattutto si vedrà se tutti questi decreti serviranno a non far cessare la speranza dei molti esercenti italiani rimasti.
(Featured Image Credits: Altroconsumo.it)
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Silvia Foti
Nata a Reggio Calabria nel 1999, è una grande appassionata delle tematiche relative all’economia e alla finanza. Dopo una laurea triennale in Scienze Politiche, attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in Governo, Amministrazione e Politica presso l’università LUISS Guido Carli. Ha svolto varie attività di volontariato nel corso degli anni e nell’estate 2019 ha potuto prendere parte a un progetto di volontariato svolto in collaborazione con Croce Rossa Italiana. Tra le sue varie passioni anche l’arte, le lingue straniere e il nuoto. View more articles.