L’esecutivo si gioca tutto, o quasi. Se il Centrodestra conquista Puglia e Toscana, mezzo governo rischia di saltare. Il premier Conte però sembra avere le spalle coperte.
«Non so perché all’improvviso si scateni la discussione sul dopo voto. La mia unica ossessione è vincere le elezioni per salvare l’Italia e dare ai cittadini di queste regioni dei buoni governi. Non avrei neanche il tempo fisico per mettermi a fare accordi». Così il segretario dei democratici, Nicola Zingaretti, al termine di un comizio in Liguria in vista delle elezioni regionali. Il governatore del Lazio non perde occasione per affermare nuovamente che nessuno accordo per un rimpasto di governo è sul piatto. Eppure, la realtà appare ben diversa. Una sconfitta in Puglia e in Toscana – per non parlare di una eventuale sconfitta del centrosinistra in Campania – porterebbe a grandi mutamenti all’interno della squadra guidata da Giuseppe Conte. Molti esponenti di punta della maggioranza, ben coscienti del rischio di una probabile disfatta elettorale, hanno già dichiarato pubblicamente che si aspettano una fase nuova dopo il voto. Una nuova “era” dell’esecutivo che sembra ormai inevitabile.
Gli umori dell’esecutivo
«Stiamo entrando nel terzo tempo del governo Conte. Questa sfida deve comportare un riassetto della macchina. La questione riguarda per esempio, il coordinamento tra diversi Ministeri e il tipo di professionalità presenti nei dicasteri». Così il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, che mette in chiaro che, a prescindere dall’esito del voto, il governo necessita di «una fase nuova che possa portare lo Stato ad essere in grado di gestire la fase della ricostruzione post-Covid». A tale appello si unisce anche Italia Viva che tramite il vicepresidente della Camera Ettore Rosato afferma che «il governo deve essere adeguato alla sfida gigantesca che abbiamo davanti». Durante la trasmissione «L’Aria che tira» su La7, il ministro Luigi Di Maio ha dichiarato però che «i rimpasti e i cambi di squadra non risolvono i problemi». Nonostante il titolare della Farnesina provi a mettere un freno a tale dibattitto, è facile comprendere che se i democratici dovessero chiedere un rimpasto nel governo, gli esponenti del M5S – ormai ben coscienti del grande calo di consensi del partito – non avrebbero altra scelta se non quella di accettare la volontà dei Dem. Il Movimento fondato da Beppe Grillo, infatti, non sembra avere più la forza di poter affrontare in modo competitivo il centrodestra ed è per questo che, come affermano molti analisti politici, l’ipotesi di elezioni anticipate (anche in caso di sconfitta in tutte le regioni) appare assai lontana. Eppure, si noti che tale volontà di mutamento all’interno della maggioranza sembra per nulla scalfire il ruolo del premier Conte, il quale, ben consapevole del gradimento personale di cui gode, vive una dimensione del tutto estranea rispetto a quella dei partiti che compongono l’esecutivo.
La “protezione” europea di Giuseppe Conte
«Col presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la presidenza italiana del G20 organizzeremo un vertice globale sulla sanità, in Italia, per dimostrare che l’Europa c’è per proteggere i cittadini». Queste le parole che la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha usato durante il suo primissimo discorso sullo Stato dell’Unione all’Eurocamera. Si noti che in tale intervento, la presidente non si limita ad annunciare di aver affidato all’Italia un vertice così rilevante ma, soprattutto, afferma in modo chiaro che sarà Giuseppe Conte colui che nel 2021 avrà il compito di organizzarlo. Un discorso che può sembrare alquanto ordinario agli occhi di molti, eppure sta proprio lì la chiara volontà dell’UE di supportare e difendere il premier italiano. Sia a Bruxelles che a Berlino sono ben coscienti del fatto che attualmente solo il cosiddetto “avvocato del popolo” può rappresentare un freno concreto alla potenza sovranista rappresentata in Italia da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, personaggi di certo non molto graditi nella stanza dei bottoni europea. Tali affermazioni della von der Leyen dimostrano, inoltre, come ormai molte grandi sfide politiche italiane vengano affrontate – o quanto meno scrutate – fuori dai confini nazionali. Si può affermare, a tal riguardo, che l’interdipendenza tra gli Stati membri e la supervisione dell’Unione Europea, soprattutto in situazioni di grande instabilità politica come quella italiana, si mostrano a noi in modo ormai del tutto chiaro ed evidente. Il governo italiano, infatti, sembra reggersi soltanto grazie alle “conquiste finanziarie” ottenute a Bruxelles riguardanti soprattutto le concessioni che l’Unione ha deciso di riconoscere all’Italia, o meglio al governo anti-Salvini.
Sembra del tutto lecito pensare che, a prescindere da quale sarà il risultato delle elezioni regionali, il premier Conte goda di ottima salute politica e che il suo percorso all’interno delle istituzioni sembra alquanto lontano dall’esser terminato. Di conseguenza, è facilmente comprensibile che, ad eccezione di una disfatta completa in tutte le regioni (situazione che, considerando il forte consenso di De Luca in Campania, sembra alquanto remota), lo scenario più probabile in caso di pessima performance elettorale sia un semplice rimpasto di governo.
Insomma, il premier Conte, almeno per il momento, può dormire sonni tranquilli.
(Image Credits: ANSA)
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Luca Cupelli
Nato a Cosenza nel 1998, è appassionato di storia risorgimentale, politica italiana e relazioni internazionali. Dopo una laurea triennale in scienze politiche, attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in Governo, Amministrazione e Politica presso l’università LUISS Guido Carli di Roma. Nel 2019 ha lavorato come analista politico tirocinante presso l’Ambasciata degli Stati Uniti. È un grande fan della musica anni ’80 e delle serie tv americane. View more articles